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La maieutica della relazione di aiuto

di Annica Cerino

Il counseling e l’arte terapia in quanto relazioni di aiuto hanno in sé una funzione mieutica: parola di derivazione filosofica, il primo ad usare il metodo maieutico fu Socrate.


Il metodo socratico è un metodo d'indagine filosofica basato sul dialogo, descritto per la prima volta da Platone nei  “Dialoghi”, aventi per protagonista il filosofo greco Socrate.


Il termine Maieutico viene dal greco μαιευτική, propriamente «(arte) ostetrica», «ostetricia», nel senso che fa nascere la verità dall'interlocutore, aspira a tirare fuori pensieri personali.


Il metodo socratico, basato dunque su domande e risposte tra Socrate e l'interlocutore di turno, consiste nel portare gradualmente alla luce l'infondatezza delle convinzioni che costellano la nostra esistenza; rappresentazioni di noi e della realtà circostante che siamo abituati a considerare come scontate e che invece a un’attenta osservazione rivelano la loro natura di infondatezza.


A volte si è convinti di verità assolute che condizionano la nostra vita e pertanto risultano scomode a noi stesse. Sono come delle boe di ancoraggio in mezzo al mare a cui ci aggrappiamo per paura o per inerzia.

Tale metodo è detto maieutico perché conduce per mano l'interlocutore con brevi domande e risposte per indurlo ad accorgersi della propria ignoranza e a riconoscere il criterio della verità rispetto alla falsità delle sue presunte certezze.


Una relazione di aiuto è MAIEUTICA perché ha il compito di tirar fuori le risorse, gli strumenti che facilitano la realizzazione della persona.


La relazione di aiuto ha un’importante funzione pedagogica.

PEDAGOGIA: Il termine pedagogia deriva dal greco παιδαγογία (paidagogía «condurre bambini, accompagnamento»)perchè educa l’altro, colui che si trova in una condizione di incongruenza a prendere consapevolezza di se stesso, lo educa ad un altro stile di vita. O quanto meno a prendersi cura di sé e del proprio benessere.


L'educazione (secondo i modelli teorici elaborati dai pedagogisti) ha quattro coordinate:

  • Il sapere (le conoscenze).
  • Il saper fare (le competenze pratiche o abilità).
  • Il saper essere (modo in cui un individuo mette in campo il saper fare e il saper essere).
  • Il saper divenire (modo in cui un individuo mette in campo tutte le risorse per attuare una continua proattiva trasformazione).


Il primo elemento educativo è il modo di essere del terapeuta, l’atteggiamento accogliente, indulgente, di apertura e di autenticità, l’empatia, le sue qualità umane. Questo modo di essere fa da specchio all’altro che ha la possibilità di rivedere se stesso in un clima relazionale positivo e di fare un’esperienza di fiducia. Gli viene restituita la fiducia nelle proprie possibilità. Attraverso l’ascolto partecipativo viene riconosciuto, compreso nei suoi bisogni, nei suoi sentimenti.


L’operatore dell’aiuto accompagna i propri clienti in percorsi di scoperta e apprendimento di cosa fare e come fare per meglio affrontare le difficoltà personali che sta vivendo.


La funzione pedagogica del counseling è nell’operato del counselor, nella facoltà di aiutare, sostenere e facilitare la crescita personale migliorandone le capacità di affrontare i momenti di disagio rispetto ai quali chiede aiuto.


Chi si rivolge al Counseling e all’Arte Terapia vive una vera e propria esperienza formativa, che lo mette nelle condizioni di poter migliorare o cambiare ciò che gli impedisce di essere sereno, migliorando anche se stesso.


Gradualmente lo educa alla responsabilità delle sue azioni verso gli altri, lo educa a sentire le proprie emozioni, a prendersi la responsabilità di definire il proprio problema e a fare delle scelte in proposito  

Lo educa alla sincronicità.


LA SINCRONICITà: termine di radice junghiana, vuol dire che non esiste una realtà oggettuale che si riversa sulla sua vita, ma che le energie che vive dentro, le sue emozioni, anche il proprio pensare crea all’esterno le condizioni per cui le cose accadono. Lui stesso è una profezia che si autoavvera.

«Ecco quindi il concetto generale di sincronicità nel senso speciale di coincidenza temporale di due o più eventi senza nesso di causalità tra di loro e con lo stesso o simile significato. Il termine si oppone al 'sincronismo', che denota la semplice simultaneità di due eventi.


La sincronicità significa quindi anzitutto la simultaneità di un certo stato psichico con uno o più eventi collaterali significanti in relazione allo stato personale del momento, e - eventualmente - viceversa

«Voglio dire per sincronicità le coincidenze, che non sono infrequenti, di stati soggettivi e fatti oggettivi che non si possono spiegare causalmente, almeno con le nostre risorse attuali”.

 

Non voglio imparare a non aver paura, voglio imparare a tremare.

Non voglio imparare a tacere, voglio assaporare il silenzio da cui ogni parola vera nasce.

Non voglio imparare a non arrabbiarmi,

voglio sentire il fuoco,

circondarlo di trasparenza che illumini quello che gli altri mi stanno facendo e quello che posso fare io.

Non voglio accettare, voglio accogliere e rispondere.

Non voglio essere buona, voglio essere sveglia.

Non voglio fare male, voglio dire: mi stai facendo male, smettila.

Non voglio diventare migliore, voglio sorridere al mio peggio.

Non voglio essere un’altra, voglio adottarmi tutta intera.

Non voglio pacificare tutto, voglio esplorare la realtà anche quando fa male, voglio la verità di me.

Non voglio insegnare, voglio accompagnare.

[Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione, Torino, Einaudi 2018]

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