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La dipendenza affettiva

di Annica Cerino

La dipendenza affettiva è tutt’altra cosa dall’amore. Nasce da un intenzione d’amore, ma il suo sviluppo va in senso opposto.


Chi vive in una condizione di dipendenza affettiva vive il rapporto d’amore come una condizione stessa della propria esistenza. Gli individui affetti da dipendenza affettiva vedono nell’altro la fonte di ogni benessere e pur di mantenere e non rischiare di perdere l’oggetto amato sono disposti a sacrificare qualsiasi bisogno o desiderio personale fino al punto di annullare il proprio sé.


La dipendenza affettiva è uno stile di relazione caratterizzato da un drammatico e ossessivo desiderio amoroso.  Ne sono coinvolte circa il 90% delle donne. Chi patisce questa condizione ama con intensità esasperata anche nel caso in cui il partner sia fonte di frustrazione, rifiuto, umiliazione o nel caso in cui sfrutti il sentimento.

Nella relazione si possono distinguere tre fasi del processo di dipendenza.


La prima fase: nella fase iniziale dell’innamoramento il dipendente affettivo manifesta  un desiderio intenso di stare con l’amato, ma è fin da subito tormentato dall’idea di non piacergli abbastanza, pertanto adotterà un comportamento remissivo e di sottomissione. In questa fase il suo stato emotivo è gravido di domande “Piacerò al mio amato” “Mi ama?” “Mia amerà”, il suo stato d’ansia lo disporrà a sottomettersi per compiacere l’amato. La frase che potrebbe meglio designare questa fase è:


La seconda fase: in questa fase prevale l’angoscia nel caso in cui l’amato non ricambia i sentimenti. L’angoscia vissuta dal dipendente affettivo è molto più intensa e struggente che in un innamorato comune. La frase che sovente ricorre in questa fase è: < Tu non mi ami, dunque non valgo nulla, non sono nulla!>


La terza fase: è quella più patologica in quanto pervaso dall’angoscia relativa al rifiuto, il dipendente affettivo  indirizza alla persona amata una disperazione e infine una rabbia, una volontà di controllo, una rivendicazione, che sembrano non avere limiti. Prevale l’esasperata esigenza di imporre il proprio potere a qualunque costo. In questo caso la situazione può declinare in violenza o molestie. La frase di questa fase è: < O mi ami o ti tormenterò fino alla tua morte!> A questo punto il potere prende il posto dell’amore.

 

Le emozioni del dipendente

La dipendenza affettiva nasce prima dell’inizio del rapporto di coppia. La persona dipendente d’affetto ricerca inconsciamente un partner che possiede già tutte quelle caratteristiche che la porteranno a soffrire. 

Il dipendente affettivo persevera nel rapporto sentimentale a tutti i costi fino ad assumere un atteggiamento di assoluta dedizione adoperandosi affinchè i bisogni e i desideri dell’altro vengano soddisfatti.


Vive costantemente nell’ansia e con la paura di poter perdere la persona amata. La posizione paradossale del dipendente è: < non posso vivere con te> (per le umiliazioni, i maltrattamenti, i tradimenti eccetera), (per l’angoscia di perderti).


Vive costantemente la paura dell’abbandono, della separazione, della solitudine e queste generano uno stato di tensione costante.

I propri bisogni e desideri individuali vengono negati o annullati in una relazione simbiotica.


“Amare troppo è calpestare, annullare se stesse per dedicarsi completamente a cambiare un uomo "sbagliato" per noi che ci ossessiona, naturalmente senza riuscirci.”


“Amare diventa amare troppo quando abbiamo un partner incompatibile con i nostri sentimenti, che non si cura di noi, o non è disponibile, eppure non riusciamo a lasciarlo: in realtà lo desideriamo, ne abbiamo bisogno sempre di più.”


“Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo. Quando nella maggior parte delle nostre conversazioni con le amiche intime parliamo di lui, dei suoi problemi, di quello che pensa, dei suoi sentimenti, stiamo amando troppo. Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un'infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo. […] Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuose lui vorrà cambiare per amor nostro, stiamo amando troppo. Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo.”(Robin Norwood)

 

 

Caratteristiche tipiche del dipendente affettivo:

  • E’ ossessivo: è ossessionato dall’idea del partner, dai suoi bisogni, dai suoi desideri, da ciò che lui potrebbe pensare e dal timore che egli lo possa abbandonare.
  • Ebbrezza: il soggetto dipendente tende a star bene solo quando è in presenza della persona amata.
  • La perdita dell’io: aspira ad uno stato di fusione con l’amato che può compromettere le capacità critiche e l’esame di realtà della persona, ossia non lo vede in maniera obiettiva.
  • L’intimità: non  riesce a vivere l’amore nella sua profondità e nella sua intimità, lo stato di tensione continua non consente di lasciarsi andare.
  • Evita i rischi di cambiamento: perché il cambiamento potrebbe mettere a rischio il rapporto, pertanto potrebbe rinunciare ai suoi interessi personali o professionali per il bene dell’altro.
  • Dose:  la dipendenza affettiva viene vissuta come qualsiasi altra dipendenza(droga, gioco, alcool, ecc.) quindi la persona tende ad aumentare le dosi di attenzione del partner, di presenza e di vicinanza. Inoltre, potrebbe chiedere continue prove d’amore.
  • Manca di empatia: sia di autopercezione empatica e sia di empatia verso l’altro, non vede realmente chi è il suo partner, non lo riconosce se non in funzione di se stesso. In altre parole la preoccupazione più grande del dipendente è soddisfare i bisogni e i desideri del partner e pertanto riesce a coglierli, ma lo fa affinché lui non lo abbandoni. Quindi nel soddisfare i bisogni del partner acquieta la sua paura di perderlo. Negandosi la possibilità di ascoltare quali sono i suoi reali bisogni, ma soprattutto vede l’altro come l’oggetto della sua soddisfazione e non come una persona con un proprio mondo interiore.
  • È manipolativo: siccome si sacrifica per l’altro rinunciando a parti di sé e spende la sua vita nella dedizione all’altro può prefigurarsi come vittima e instillare sensi di colpa, fare ricatti affettivi o minacce di suicidio. In alcuni casi potrebbe ammalarsi.
  • Incapacità di controllare il proprio comportamento: una riduzione di lucidità e capacità critica che poi sfocia in vergogna e rimorso. Ad esempio può esplodere in manifestazioni di gelosia piuttosto violenta sia sul piano fisico che verbale.

Eziologia

 

“Anche se particolarmente evidente nella prima infanzia, il comportamento di attaccamento caratterizza l'essere umano dalla culla alla tomba.” (John Bowlby)

 

La dipendenza affettiva ha origine nel rapporto con i genitori durante l’infanzia. Le persone dipendenti non hanno ricevuto “un base sicura”, ossia un adeguato attaccamento alla figura primaria, la quale non è riuscita a far sentire il bambino amato, sostenuto e nutrito emotivamente, nonché non è riuscita a sintonizzarsi sui bisogni del bambino.


L’ adulto dipendente, da bambino ha ricevuto il messaggio che non era degno di essere amato e che i suoi bisogni  non erano importanti.


Con il tempo svilupperà una disistima di se stesso che in alcuni casi coprirà con una maschera di narcisismo. In ogni caso si sentirà sempre inadeguato.

Durante l’infanzia inizierà un processo di negazione di sé e quindi negherà a se stesso di aver bisogno dell’altro, eludendo il dolore e la disperazione che tale bisogno fa emergere.


È un bambino che cresce in fretta nelle sue piccole autonomie, (ad esempio, inizierà presto a camminare) perché sa che non può contare sul sostegno della madre, questa, nel suo accudimento è incostante o non sufficientemente attenta ai bisogni del bimbo.


Teniamo anche presente che molte donne, dipendenti affettive, hanno subito abusi sessuali, maltrattamenti fisici ed emotivi durante l’infanzia che non sono da sole riuscite ad elaborare.

 

“Un bambino che sa che la figura a lui vicina è accessibile e sensibile alle sue richieste possiede un forte e profondo sentimento di sicurezza, che alimenta man mano che la relazione continua e viene valorizzata”(J. Bowlby)


A nostro giudizio nessuna variabile ha sullo sviluppo della personalità effetti di maggiore portata delle esperienze fatte da bambini in famiglia: infatti, a partire dai primi mesi nei suoi rapporti con la figura materna, proseguendo poi negli anni dell' infanzia e dell'adolescenza nei suoi rapporti con entrambi i genitori, il bambino si costruisce modelli operativi del modo in cui le figure di attaccamento si potranno comportare nei suoi riguardi in ciascuna di più situazioni diverse, e su tali modelli sono basate tutte le sue aspettative, e pertanto tutti i suoi programmi per il resto della vita.” (J. Bowlby)

 

Da adulto ostenterà un autonomia ed un esagerata indipendenza che non è reale, piuttosto avrà bisogno di appoggiarsi e aggrapparsi agli altri ,ma questo, il bisogno autentico, lo negherà anche a se stesso.

Nella vita di coppia tenderà a riattribuire al partner, in modo più o meno inconsapevole, un ruolo simile a quello vissuto con i genitori, ma a differenza del periodo infantile cercherà di salvare se stesso e di colmare le proprie carenze affettive attraverso il controllo dell’altro o attraverso la dedizione ad aiutare il partner.

 

Come potrebbe essere il partner

Il partner del dipendente affettivo può essere un soggetto problematico, con dipendenze da droghe, alcool, gioco, o altro per cui il suo prodigarsi nell’aiuto dell’altro sarà pienamente giustificato. Si instaura un rapporto tra due dipendenti: uno ha bisogno dell’altro. Ma è amore?


Altre volte, la persona amata può essere sfuggente, irraggiungibile o sposata, comunque non interessata alla relazione: la dipendenza si alimenta del desiderio di essere amati proprio da chi non ci ricambia. Ripetendo, inconsciamente, il copione già scritto e recitato durante l’infanzia.


Un altro caso piuttosto comune è quando il dipendente affettivo incontra una persona la quale riuscendo a mettersi in profonda connessione con lui/lei lo ama davvero. A questo punto, sperimenta un sentimento al quale ha sempre anelato per tutta la vita, ma di cui non ne conosce l’essenza; quindi lotterà contro questo sentimento e contro il partner, perché in modo più o meno consapevole non ci crederà. O meglio non crederà di esserne degno.


“L’amore per una persona ha in sé la stabilità emotiva, non il disordine.” – (R. Norwood)

 

Bibliografia:

John Bowlby, Una base sicura, Raffaello Cortina editore

Robin Norwood, Donne che amano troppo, Feltrinelli editore

Alexander Lowen, Bioenergetica, Feltrinelli editore

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