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Bioenergetica e disturbi psicosomatici

di Annica Cerino

Salute e malattia

Il corpo non è mai malato o sano, perché in lui si esprimono semplicemente le informazioni della coscienza.

Il corpo di una persona deve le sue funzionalità proprio a quelle due istanze immateriali che noi in genere chiamiamo coscienza o anima. La coscienza rappresenta l’informazione che si manifesta nel corpo e viene resa in questo modo visibile. Qualunque cosa avvenga nel corpo di un essere vivente è espressione di un’informazione corrispondente.


Quando il polso e il cuore seguono un determinato ritmo, la temperatura corporea mantiene un certo calore, le ghiandole secernono ormoni o vengono formati antigeni, queste funzioni non prendono le mosse dalla materia, ma dipendono tutte da una corrispondente informazione che muove dalla coscienza.


Malattia

Parliamo di salute quando il corpo funziona bene, come un orologio, e come esso si muove con armonia. Parliamo, al contrario, di malattia quando le funzioni del corpo non agiscono più in modo armonico. Malattia significa, dunque, sparizione dell’armonia o messa in discussione di un ordine che fino a quel momento era in stato di equilibrio.


La malattia ci indica che l’uomo, nella sua coscienza, non è più in ordine. L’alterazione dell’armonia avviene, però, nella coscienza, sul piano dell’informazione e si limita a mostrarsi nel corpo, che è il piano dell’espressione e realizzazione della coscienza e quindi anche di tutti i processi e i mutamenti che avvengono in essa.


Un conflitto psichico, una parte di noi che non vogliamo riconoscere, un momento difficile nella nostra vita, un rapporto inappagante oppure una relazione frustrante si manifestano nel nostro corpo, e non solo a livello di rigidità muscolari o posture scomode, contrazioni diffuse nel corpo e modelli corporei come difesa dal mondo esterno, ma anche come sintomi di un disequilibrio della salute.

Anche i blocchi muscolari e i corrispondenti blocchi energetici sono sintomi di una disfunzione sul piano psichico che si manifesta nel corpo.


Il sintomo

Il sintomo è l’espressione visibile di un processo invisibile, di qualcosa che non è in ordine e che, quindi, dobbiamo analizzare. Spesso facciamo in modo di sbarazzarci del sintomo il prima possibile ricorrendo alla farmacologia, che ha dato una rilevante importanza al sintomo e non alla causa.


Il sintomo non deve essere represso, ma reso superfluo. Per ottenere questo bisogna, però, distogliere lo sguardo dal sintomo e concentrare l’attenzione più in profondità, se si intende capire quello che esso vuole indicare. Bisogna imparare ad ascoltare il sintomo, che ci parla e ci segnala che qualcosa non va, qualcosa ci manca. Quando si manifesta, questo ci costringe ad assumere fermarci e a interrompere il corso normale della nostra vita, a dargli importanza.


Istintivamente, tutti noi siamo in grado di capire i messaggi reconditi dei sintomi, ma l’abbiamo dimenticato, non è un linguaggio che va imparato, ma solo ritrovato. A volte non ascoltiamo e non vogliamo capire cosa serve per far sparire i sintomi. Se invece abbiamo il coraggio di ascoltarli e di entrare in comunicazione con loro, diventano dei bravissimi maestri sulla via che riporta all’armonia o a una maggiore consapevolezza di noi, dicendoci che cosa in realtà ci manca, facendoci capire ciò che dobbiamo consapevolmente integrare; ci danno la possibilità di rendere i sintomi stessi superflui, grazie a processi di apprendimento e consapevolezza.

 

La trasformazione

La guarigione nasce da una trasformazione, dalla trasformazione di una malattia e non da un sintomo vinto. La guarigione è un avvicinamento all’integrità della coscienza.

 

Quando ci si ammala?

Un disturbo o malattia fa la sua comparsa spesso per metterci davanti ad aspetti che non vogliamo riconoscere di noi stessi: il malato, di frequente, soffre della propria mancanza di coscienza. Il disturbo compare quando si vuole attirare l’attenzione su di sé, quando si sente il bisogno di essere ascoltati, presi in considerazione; oppure, quando all’interno di una famiglia esiste un’unione precaria, spesso, la malattia unisce.

Anche quando la persona constata una mancata realizzazione personale si ammala.

 

Quando ci si ammala bisogna farsi delle domande

Di quali pensieri, argomenti e fantasie ci si stava occupando quando è apparso il sintomo? Di che umore si era? Erano giunte notizie particolari, c’erano stati cambiamenti nella vita? Va tenuto presente che il sintomo è l’espressione di qualcosa di represso, di non riconosciuto, di una zona d’ombra che non vogliamo riconoscerci e che, pertanto, non abbiamo integrato, di un malessere all’interno di una relazione.

A questo punto sintomi acuti come il raffreddore, la diarrea, il bruciore di stomaco, il mal di testa, le ferite reagiscono in modo molto esatto dal punto di vista temporale.

 

L’ombra

Noi definiamo ombra la somma di tutte le realtà rifiutate, quelle che l’uomo non vede o non vuol vedere e che per lui sono quindi inconsce. L’ombra è tutto ciò che l’uomo non vuole e non desidera, è l’insieme di ciò che egli non vuole avere. Se l’uomo non riconosce, accetta e integra dentro di sé quegli aspetti che tanto rifiuta, prima o poi l’ombra farà sì che tutte le intenzioni e tutti gli sforzi si trasformino nel loro opposto. In altre parole, tutto ciò che ha allontanato da sé, perché giudicato e non accettato, gli si rivelerà all’esterno, quindi anche nel corpo.

 

La proiezione

Quanto appena descritto avviene per lo più attraverso la proiezione, quindi tutto ciò che si è represso e rifiutato lo troviamo fuori di noi. Proiezione significa che creiamo fuori ciò che non vogliamo accettare come dentro, perché noi sperimentiamo la nostra ombra sempre come fuori.

 

Il corpo è l’espressione visibile della coscienza

Ogni parte del corpo e ogni organo corrisponde a un determinato quadro di problemi, ed è su queste corrispondenze che si basano la Bioenergetica, la fisiognomica e alcuni tipi di massaggio.

 

Le spalle

Le spalle rappresentano la nostra capacità di portare e sostenere dei fardelli. Se abbiamo male alle spalle, bisognerà verificare che cosa ci sembra troppo pesante da portare. Può darsi che ci si sovraccarichi di lavoro per rispettare i termini di consegna prestabiliti o per essere amati e riconosciuti. Ci sono persone che hanno l’idea che, per essere amate, bisogna farsi carico di molte responsabilità.

È necessario chiedersi: che cosa impongo a me stesso? Porto sulle spalle le responsabilità della salute e della felicità altrui, oppure il successo dell’azienda nella quale lavoro? Porto sulle spalle il successo scolastico dei miei figli? Quali pesi porto sulle spalle? Mi sento schiacciato dagli ordini di qualcuno?

 

Le braccia

Le braccia rappresentano la nostra capacità di prendere, di dare e di eseguire. Ci consentono di abbracciare e servono ad attuare gli ordini, fra cui quelli di lavoro.

Braccia deboli esprimono poca energia, una scarsa attitudine a dare e a prendere, esprimono la delusione per non aver ricevuto abbastanza, secondo le proprie aspettative.

Le domande da porsi sono: cosa ci ha delusi, cosa non abbiamo ricevuto? Siamo capaci di dare?

Degne di nota sono anche le braccia intorpidite: gli intorpidimenti, infatti, esprimono il desiderio di diventare insensibile

La domanda in questo caso è: nei confronti di cosa voglio rendermi insensibile?

 

Zona cervicale o collo

Questa zona è il ponte tra la testa e il tronco, contiene organi e vasi sanguigni molto importanti. È un luogo di passaggio di energia tra la testa e il resto del corpo, quindi una zona che mette in connessione il mondo delle idee, del pensiero e della logica con il corpo, che racchiude in sé gli impulsi e l’emotività.

 

Il torcicollo o il dolore al collo possono essere legati a una svalutazione delle capacità intellettive oppure a un ristagno di energia che non riesce a fluire liberamente attraverso il corpo. Può essere il sintomo di molti pensieri e poca azione, molta ambizione che si trasforma in frustrazione, un’idea che non trova la sua strada e può anche indicare il rifiuto di far fronte a una situazione perché temiamo l’azione che andrebbe intrapresa.

Quando il torcicollo è grave la domanda da porsi è: cosa non voglio guardare?

Se ci troviamo di fronte alla rigidità nucale essa implica quasi sempre la paura di perdere il controllo, di lasciarsi andare alle emozioni.

 

La lombalgia, invece, è un mal di schiena che si manifesta nella regione lombare, che è situata all’altezza dei reni, la regione che corrisponde al plesso solare (centro delle emozione e del desiderio); essa indica problemi sessuali, poco sesso, poco appagamento, distorsioni psichiche che riguardano il sesso, sensi di colpa. 

 

Le gambe

Le gambe rappresentano la nostra autonomia e indicano la nostra capacità di stare nella realtà; rappresentano anche l’attitudine ad andare avanti.

Gambe sottili e deboli hanno poca energia per sostenersi, sono quasi un po’ infantili.


Le gambe gonfie, invece, spesso sono collegate all’impressione di essere limitati nel nostro desiderio di andare avanti; per esempio vorrei cambiare lavoro ma non ne ho i mezzi. Inoltre ci si può sentire limitati da una persona, dall’ambiente circostante o dal tempo che passa.

La domanda da porsi in questo caso è: ho paura di avanzare verso una nuova situazione? Ho paura di non farcela, che mi manchi il tempo? Mi sento forse contesa fra il desiderio di andare avanti e il timore di far dispiacere o deludere qualcuno?

 

Il ginocchio

Le ginocchia rappresentano la flessibilità.

Un dolore al ginocchio può indicare un conflitto di sottomissione o perché ci rifiutiamo di piegarci o perché ci pieghiamo troppo per paura di dispiacere a qualcuno e di non essere amati.

 

L’apparato digerente: denti, stomaco e intestino

Esiste un’analogia tra le funzioni cerebrali che elaborano e digeriscono le impressioni non materiali del mondo e la digestione, con la quale dobbiamo elaborare, invece, gli elementi materiali. 

 

I denti

Il cibo arriva prima di tutto in bocca e lì viene triturato dai denti. Coi denti, appunto, noi mordiamo e trituriamo. Mordere è un atteggiamento molto aggressivo, è espressione della possibilità e capacità di afferrare, prendere posizione, attaccare.

 

I denti cattivi o malati indicano che la persona ha difficoltà a mostrare o ad applicare la propria aggressività. Nella maggior parte delle malattie ritroviamo l’espressione dell’aggressività e della sessualità; entrambi, infatti, sono problemi che l’uomo del nostro tempo ha fortemente represso.

 

I denti mostrano anche la nostra forza vitale. Pensiamo al proverbio “A caval donato non si guarda in bocca”; è un’espressione che indica chiaramente l’abitudine di guardare in bocca al cavallo che si sta per comprare, per poter valutare dalla condizione dei suoi denti l’età e la vitalità dell’animale. Anche l’interpretazione psicoanalitica dei sogni interpreta la caduta dei denti come un’indicazione circa la perdita di energia e di potenza.

 

Ci sono persone che di notte regolarmente digrignano i denti, a volte in maniera così violenta che è necessario cercare di impedire questo gesto con mezzi artificiali. Il significato di questo disturbo è molto chiaro: chi di giorno deve reprimere il suo desiderio di mordere finisce per digrignare i denti di notte, finché in questo modo smussa e danneggia i propri pericolosi denti.

 

Lo stomaco

Lo stomaco assorbe tutte le impressioni che vengono da fuori, accoglie quello che deve essere digerito. Il succo gastrico morde, disfa ed è quindi aggressivo.

 

Se una persona non riesce a esprimere o a vincere consapevolmente la propria aggressività ed è costretta a inghiottire dei bocconi amari, la sua aggressività si somatizza: lo stomaco reagisce producendo dei succhi gastrici in eccesso, per elaborare sul piano fisico sentimenti non materiali. Ciò vuol dire che alla persona manca la capacità di controllare consapevolmente la propria rabbia e la propria aggressività e quindi di risolvere responsabilmente conflitti e problemi.

 

Il malato di stomaco o non esprime affatto la propria aggressività (inghiotte tutto) o mostra un’aggressività esagerata: entrambi gli estremi non lo aiutano affatto a risolvere veramente i problemi, perché gli manca la fiducia in se stesso.

 

Il malato di stomaco è una persona che non può permettersi alcun conflitto e inconsapevolmente desidera ritornare alla situazione dell’infanzia, che ne è priva. Il suo stomaco vuole di nuovo le pappine, si nutre di alimenti passati al setaccio, filtrati, che hanno già dimostrato la non pericolosità: i problemi, le difficoltà restano nel setaccio! Non ingerisce cibi crudi, né alimenti integrali, alcool, caffè, nicotina perché sono uno stimolo troppo forte per lui. Così la vita e il cibo devono essere esenti da tutte le provocazioni.

 

La consuetudine di dirigere sentimenti e aggressività non verso l’esterno, ma verso l’interno, contro se stessi porta conseguenze come ulcere gastriche, che sono perforazioni della parete dello stomaco. Chi ha ulcere gastriche digerisce se stesso, si auto-divora.

Il malato di stomaco deve imparare a prendere coscienza dei propri sentimenti, a elaborare consapevolmente i conflitti.

 

Le domande da porsi in questo caso sono:

  • Che cosa non posso o non voglio inghiottire?
  • Butto giù cose che non vorrei inghiottire?
  • In che rapporto sono con i miei sentimenti?
  • Di che cosa ne ho abbastanza?
  • Che ne è della mia aggressività?
  • Come risolvo i conflitti?

Intestino tenue

La funzione dell’intestino tenue è analizzare, scindere, ridurre in dettaglio il cibo; le persone che presentano disturbi all’intestino tenue tendono in genere a un’eccessiva analisi e critica, hanno qualcosa da eccepire in ogni occasione e circostanza. L’intestino tenue è anche un ottimo indicatore delle paure esistenziali; dietro l’eccessiva tendenza a valutare e considerare, si cela sempre la paura dell’esistenza, la paura di non riuscire a prendere a sufficienza e quindi di morire di fame.

 

Uno dei sintomi più frequenti di problemi all’intestino tenue è la diarrea. In termini popolari si dice: “farsela addosso dalla paura”. La diarrea indica, infatti, sempre una problematica legata all’ansia e alla paura. 

Quando si ha paura, non si ha più il tempo di confrontarsi analiticamente, ci si libera delle impressioni senza digerirle.

In bioenergetica, la terapia della paura consiste nel rilassarsi e stendersi, diventare flessibili e lasciare che le cose vadano come devono andare.

 

La diarrea, sia essa cronica o acuta, ci insegna che abbiamo paura e dobbiamo rilassarci e accettarla per elaborarla.

 

Intestino crasso

Nell’intestino crasso la digestione vera e propria è già finita. Qui al residuo del cibo viene sottratta l’acqua. Il disturbo più frequente è la stitichezza.

Già Freud interpreta l’evacuazione come l’atto di dare e di donare e mette in relazione gli escrementi con il denaro o con i beni materiali.

 

La stitichezza è espressione del non voler dare, del voler trattenere e riguarda l’avarizia; indica chiaramente un attaccamento troppo forte alle cose materiali e l’incapacità di donare su questo piano.

Esiste un’altra corrispondenza, un altro significato simbolico: come l’intestino tenue corrisponde al pensiero analitico, così l’intestino crasso corrisponde all’inconscio, al mondo inferiore.

 

L’inconscio, in termini mitologici, è il regno dei morti. L’intestino crasso è anch’esso un regno dei morti, perché lì si trovano le sostanze non digeribili, non trasformabili in vita, energia, ma solo sostanze da eliminare.

Se l’intestino crasso simbolizza l’inconscio, il lato notturno del corpo, gli escrementi corrispondono ai contenuti dell’inconscio. Quindi la stitichezza è anche la paura di far venire alla luce i contenuti inconsci. È il tentativo di conservare dentro di sé i contenuti inconsci repressi.

 

La stitichezza, in definitiva, ci mostra che abbiamo difficoltà nel dare e nel donare, che vogliamo trattenere sia le cose materiali che i contenuti inconsci.

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