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Il carattere dipendente, un ipotesi psicosociale

di Annica Cerino

Il carattere dipendente: un’ipotesi psicosociale

 

Secondo Freud la funzione principale del padre è quella di porre un limite al soggetto. Freud ha introdotto il concetto di complesso edipico, che ha inciso profondamente nell’elaborazione del pensiero moderno, in cui il bambino sente la pulsione ad uccidere, simbolicamente, il padre, colui che castra, colui che rappresenta  il limite, la disciplina, il NO!

Il padre, per Freud, costituisce la prima norma in assoluto della relazione familiare e quindi della società.  C’è da tenere in considerazione  che Freud scrisse sul complesso edipico all’inizio del secolo scorso, un’epoca molto diversa da quella attuale sia dal punto di vista dell’educazione, della cultura del momento storico e dei costumi;   e che figura paterna di Freud è ancorata ad una lettura ebraica dell’Antico Testamento, quella cioè del padre che legifera, ma che non ama.


“non riesco a considerare nessuna necessità nell’infanzia tanto forte come la necessità di protezione del padre”(Freud).

Oggi viviamo in una società in cui il complesso edipico non esiste più, perché i figli non hanno più bisogno di uccidere il padre.  Perché quella generazione di figli che ci ha preceduto  è quella che, sull’idea dell’uccisione del padre, ha contribuito più di ogni altra alla dissoluzione del padre in senso freudiano; questa generazione è stata l’ultima ad avere un padre tiranno e distante. Sto parlando dei nostri padri e dei padri di oggi.


Oggi, il padre vive una situazione capovolta:  in passato erano i padri a comandare e i figli si preoccupavano di essere come i padri volevano, ora è il figlio che detta legge e il padre si sforza di essere come il figlio lo vuole. Questi figli possono apparire in un primo momento vincenti nel rapporto col padre, rischiano però di essere pericolosamente perdenti in quel processo di crescita che è prima di tutto indipendenza, autonomia, emancipazione dalle figure genitoriali.


Con Jacques Lacan, famoso psicoanalista francese, che ha dato un notevole contributo alla teoria psicoanalitica, soprattutto in Europa, si ha il superamento del concetto del desiderio incestuoso e del complesso Edipico, non è più ridotto a qualcosa di puramente sessuale e materiale, ma si è evoluto, il complesso edipico è una fase della vita in cui l’individuo accede alla socialità.

Attraverso il complesso edipico, il bambino nella triade madre- figlio-padre, entra in una dinamica più ampia rispetto al rapporto simbiotico che aveva con la madre. E il padre, quindi, rappresenta soprattutto, simbolicamente, colui che pone un limite al tentativo di godimento, castamente ricercato in questa relazione. È colui che lo riporta al principio di realtà, inserendolo in una contesto più ampio rispetto alla diade con la madre.


L’edipo è quindi un processo di iniziazione alla vita.

Il Padre rappresenta un ponte tra la micro-società alla macro-società, dalla dipendenza alla autonomia.


Come dice Massimo Recalcati, noto prosecutore del pensiero lacaniano, filosofo e  psicoanalista, diventa un testimone, in quanto porta la sua testimonianza di vita come insegnamento al figlio, senza trascurare la propria vulnerabilità, le fragilità con cui ha dovuto fare i conti per raggiungere i suoi traguardi, passiamo dunque da un padre padrone, detentore della verità e della legge ad un padre umanizzato.

Il padre che oggi viene invocato non può essere il padre che ha l’ultima parola sulla vita e sulla morte, sul senso del bene e del male, ma solo un padre radicalmente umanizzato, vulnerabile, incapace di dire qual è il senso ultimo della vita, ma capace di mostrare, attraverso la testimonianza della propria vita, che la vita può avere un senso” Massimo Recalcati.


Massimo Recalcati sostiene che la figura paterna oggi è e dovrebbe essere non più una figura dogmatica e invincibile, ma  avere la capacità di sollecitare il desiderio e la passione alla vita, con responsabilità.

La domanda di padre non è più domanda di modelli ideali, di dogmi, di eroi leggendari e invincibili, di gerarchie immodificabili, di un’autorità meramente repressiva e disciplinare, ma di atti di scelte, di passioni capaci di testimoniare, appunto, come si possa vivere in questo mondo con desiderio, e al tempo stesso, con responsabilità”. Massimo Recalcati 

Ma quando la figura paterna viene meno a questo compito e diventa liquida o evanescente o assente allora si rischia che il figlio, da ragazzo, cerchi un oggetto sostitutivo di riferimento da cui, inconsciamente, dipendere.


D’altra parte, oggi siamo in una società in cui i riferimenti identitari quelli che favorivano la costruzione dell’identità sono liquidi, evanescenti, in questo contesto viene meno il concetto di limite. È in questo scenario che compaiono i fenomeni di dipendenza non solo da sostanza, anzi soprattutto da comportamenti.  Le Dipendenze, oggi, rappresentano l’oggetto di riferimento, la sostanza o il comportamento diventano il padre e successivamente il padrone, perché sono gli oggetti  a comandare il soggetto. (Facebook, internet, gioco da azzardo, videogiochi, video porno, la ricerca di relazioni virtuali, il lavoro, ecc).

Le nuove dipendenze sono caratterizzate e accomunate dal godimento solitario.


Inizialmente l’oggetto è un modo per allontanare stati disforici (noia, ansia, depressione, senso di solitudine) e quindi dovrebbe fornire piacere e benefici, in una fase successiva il soggetto è assorto sempre più ripetutamente dall’azione compulsiva.  Smettono di svolgere il loro ruolo sociale per divenire elementi schiavizzanti della persona. Si pensi alla sindrome da like: un mi piace comporterebbe una scarica di Dopamina nell’organismo, il neurotrasmettitore alla base dei fenomeni di dipendenza.

 

Il dipendente si caratterizza per 4 tipici sintomi:

  • Craving (Il termine craving inizialmente era usato nell’ambito delle dipendenze da sostanza  per descrivere una forte ed irrefrenabile voglia di farne uso. Il desiderio incoercibile di utilizzare quella sostanza o di attuare quel comportamento)
  • Perdita di controllo (capovolgimento, l’oggetto diventa il mio padrone)
  • Sintomi di astinenza
  • Tolleranza (bisogno di aumentare la quantità di sostanza o di comportamento per avere lo stesso effetto)

 

I ritmi di abuso si fanno sempre più serrati e compaiono i primi sintomi di astinenza dovuti ai tentativi di esercitare l’autocontrollo. Nel tentativo di resistere si nota l’incapacità dell’individuo di controllare l’impulso. Il dipendente riuscirà a frenarsi solo per breve tempo per poi ritornare nel comportamento da dipendente.

Nel periodo dell’astinenza possiamo notare i sintomi tipici quali l’irritabilità, l’ansietà, l’insonnia, la dissociazione, la sudorazione, tremori .

 

Qual è il ruolo della società?

La società di oggi contribuisce a creare le nuove forme di dipendenza. Attualmente siamo soffocati letteralmente dagli oggetti, essi non vengono più prodotti come conseguenza dei nostri bisogni, ma anzi, il rapporto logico tra i bisogni, la produzione e il consumo si è capovolto così che è necessario consumare per poter produrre. Il cittadino che è sempre più consumatore  è indotto a consumare più del necessario, più dei suoi reali bisogni affinché il suo consumo sia proficuo ossia giustifichi la produzione e il profitto della società. “Le persone si riconoscono nelle loro merci; trovano la loro anima nella loro automobile, nel giradischi ad alta fedeltà, nella casa a due piani, nell'attrezzatura della cucina. Lo stesso meccanismo che lega l'individuo alla sua società è mutato, e il controllo sociale è radicato nei nuovi bisogni che esso ha prodotto” Herbert Marcuse.


La società contemporanea offre l’illusione di un offerta illimitata di oggetti capaci di soddisfare qualsiasi bisogno, che spesso non è necessario.

Viviamo in una società in cui la dipendenza ci viene venduta, in televisione, a titolo di esempio, basti ricordare la pubblicità dei giochi d’azzardo, dei gratta e vinci.

Mi piace proseguire con una citazione di Morpheus di  Matrix:

 Che cos’è Matrix? E’ controllo. Matrix è un mondo virtuale elaborato al computer, creato per tenerci sotto controllo, al fine di convertire l’essere umano in questa – una pila/batteria.”

 

Profilo psicologico della persona che dipende dalle new addiction

Ha tratti marcatamente orali o masochistici o narcisistici. In tutti e tre si riscontra un fattore comune che è la disistima.

  • Il tipo orale si struttura quando il desiderio per la madre è negato prima che vengano  soddisfatti i bisogni orali. Da bambino ha avuto uno scarso accudimento, ha ricevuto un nutrimento amorevole incostante  e ripetuti abbandoni emotivi, ha avuto quello che Winnicott definisce una madre poco devota. Pertanto è stato un bambino che ha vissuto precocemente il senso di abbandono, la paura di essere abbandonato e la delusione dovuta alla mancata risposta dei suoi bisogni di amore e accudimento. E’ una delusione che si incarnerà nel corpo e  si rivelerà nel comportamento perché tenderà a cercare una risposta di nutrimento attraverso una sostanza o  un comportamento. Una persona che vive una profonda sensazione di solitudine, spesso è oggettivamente solo ha difficoltà a vivere serenamente una relazione sentimentale. La sua principale difesa che consiste nella negazione  di aver bisogno, autoconvincendosi che non ha bisogno di nessuno.

La persona letteralmente lotterà contro il proprio bisogno negandolo o trasferendo la propria illusione che è la sua difesa su un altro oggetto più gratificante. Per questo l’orale è il più incline alla dipendenza dai social network o il lavoro, dallo smartphone, che come l’oggetto transizionale di Winnicott  gli dà l’illusione di non essere mai solo.

Il tratto specificatamente orale si rivolgerà ad un oggetto, che diventerà l’oggetto della sua dipendenza per spostare la direzione di un emozione da un oggetto ad un altro. Per esempio attenderà con ansia un like su facebook come prova che per qualcuno è importante, dedicherà tante ore al lavoro per negare a se stesso il bisogno di aver bisogno di relazioni, o di amore. Oppure resterà tante ore on line, mangierà ore e ore di internet, per non sentire la solitudine. Il problema è che quando si spegne il pc la solutine ci assale immancabilmente e nel frattempo  abbiamo disimparato  a stare con gli altri.

 

  • Il tratto Masochista ruota intorno alla dimensione della volontà.

Nel momento in cui il bambino sperimenta le sue piccole, ma importanti autonomie, viene  condizionato a cambiare comportamento attraverso atti di sottomissione o facendogli provare la vergogna, il senso d colpa e la frustrazione.  E di conseguenza la rabbia. Imporsi diventa inaccettabile. Nell’adulto persisterà il ricordo, spesso inconscio, di una volontà che è stata spezzata ma è sopravvissuta, e il tentativo ancora vivo di opporsi alla frustrazione e difendere la volontà, anche se ciò avviene in segreto, in modo astioso e con grande sofferenza. Il tipo caratteriale masochista si rivolgerà ad un tipo di dipendenza che lo farà sentire nuovamente e ripetutamente in colpa, per esempio i giocatori dei video poker o delle slot machine hanno una spinta aggressiva e pulsionale inconscia, il gioco è il mezzo per soddisfare istinti proibiti e quindi genera sensi di colpa. Per mettere a tacere queste emozioni, il giocatore continua a giocare con il desiderio inconscio di perdere ed essere punito.

 

  • Il tratto Narcisista la sua dipendenza è rappresentata dall’approvazione e dal riconoscimento degli altri. I tratti narcisistici possono essere presenti in tutte le strutture caratteriologiche. Ma qui parlerò del narcisista puro.

Questo tratto si forma quando l’ambiente essenzialmente esige che l’individuo sia profondamente diverso da quello che è, pertanto l’immagine esterna del narcisista, tanto verso di sé che nei confronti degli altri, è una compensazione di quella ferita.  Di quel mancato riconoscimento.

Quell’immagine di sé in cui l’individuo si identifica è un falso Sé.


In altre parole, il bambino nel momento in cui aveva bisogno di essere riconosciuto nella sua unicità o nel vero essere ha incontrato il rifiuto se non il disprezzo. L’individuo cresce con la convinzione che , quindi devo diventare speciale.


Il narcisista è indotto pertanto a rifiutare parti di sé stesso a favore di un immagine.  Questo porterà il bambino e poi l’adulto a diventare ciò che l’ambiente vuole, con il risultato che la sua è una falsa individuazione. Il narcisismo è semplicemente la sovrapposizione del falso sé sull’espressione del sé reale.


La sua dipendenza sarà la sua immagine, l’immagine di cui si nutre, l’immagine di cui può essere prigioniero, perché il narcisista è dipendente dalla convalida esterna del valore delle sue qualità e dei suoi successi.

L’immagine può essere creata attraverso i social network o attraverso il successo che rappresenta il suo valore.

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